Capitolo 4 – A PRIMO SGUARDO

Da qualche parte in Italia; Flash su flash, luci accecanti, psichedeliche, puntate su location appositamente costruite in studio.
Vento artificialmente creato da enormi, rumorosi, ventilatori metallici.
Sveglia all’alba, doccia fredda, mentre il PC controlla autonomamente l’arrivo di qualche e-mai, una veloce telefonata, la canottiera scura in tono con gli sleep, scende velocemente a coprire il fisico scolpito, proporzionato, dal colorito bronzeo, perfettamente curato.
La camicia bianca, ben stirata, viene indossata con delicatezza; bottoni neri che si chiudono uno dopo l’altro mettendo in risalto la muscolatura del petto e del ventre.
Pantaloni neri, cinturino di cuoio nero, con scintillante fibbia in acciaio, scendono senza nessuna piega sugli scarponcini in pelle nera tirati a lucido.
Un sorriso mordace allo specchio, un ammiccamento d’autostima, mentre la cravatta scivola e si allaccia ineccepibilmente al di sotto del colletto bianco per distendersi sulla camicia. Indossata la giacca nera, ancora qualche goccia di profumo tra le mani per portarlo agli zigomi, per balzare fuori dell’appartamento e ritrovarsi nell’ascensore. Condomini sconosciuti di palazzi grandi quanto interi quartieri si salutano per circostanza tra una rampa di scale e l’altra.
Per ritrovarsi ben presto in auto al centro di una calcagna d’impazienti automobilisti, viavai continui di passanti presi dall’organizzare il tempo a disposizione in questa giornata appena cominciata.
Una gara contro il tempo, una sfida contro il caso, per accaparrarsi l’ultimo parcheggio rimasto.
La città si è svegliata! così piena di persone, eppure ognuno di loro sembra intriso di molta solitudine nel mezzo di quella calca di estranei con cui condividere le strade , le fermate, le piazze e i carrelli nei supermercati.
Finalmente arrivato davanti al grande palazzo bianco, con le vetrate a specchio che inducono migliaia di adolescenti a fantasticare su cosa succede dietro quegli specchi, che nascondono un mondo meraviglioso, tappezzato di carta patinata, percorso da rivoli scintillanti di vita mondana.
Appena attraversata la grande vetrata dell’ingresso, la hall si spalanca dinnanzi, invitante con i suoi sofà di pelle bianca, e la moquette blu oltremare.
Si avvicina alla macchina posta sulle pareti finemente decorate di bianco e argento ed estrae la tessera per accedere al resto della struttura, sulla tessera una foto con in basso a caratteri rialzati, il nome “ Mirco ”.
Mirco percorre il lungo corridoio che lo porta all’area amministrativa dove ad attenderlo ci sono impazienti, truccatori, fotografi e tutto l’occorrente per portare quella immagine di se sulla carta patinata.
Musica, flash, luci, passi e movimenti sprezzanti. Sguardi accattivanti, seducenti, dritti sull’obiettivo della macchina fotografica. Piccoli movimenti del capo, del torace, a cercare la luce più seducente.
Tutto si spegne improvvisamente, le luci smettono di accecare, la musica cessa di suonare, per lasciare spazio alle parole “stop; cambio”.
Un brulichio di persone tutte attorno, gli cingono gli abiti indosso, mentre altri ne variano la pettinatura dei capelli e ritoccano il trucco disciolto dal calore dei faretti accesi.
Altre foto, differenti pose, mentre un uomo con la macchina fotografica tra le mani gli suggerisce la mimica facciale ed i movimenti del corpo.
Ok, può bastare! Esclama l’uomo con la macchina fotografica tra le mani.
I ventilatori cessarono di girare, e le luci si spensero.
Smessi gli abiti di dosso, Mirco si rilassa un attimo sotto alla doccia negli spogliatoi, per rimuovere il sudore ed il trucco dal suo volto.
Si riveste, esce dal fabbricato, e si dirige in auto.
Altro traffico, altri sconosciuti per far ritorno a casa, dove potrà finalmente rifugiarsi dal caos cittadino per qualche ora, prima di recarsi alla piccola radio locale, dove lavora a turni nel pomeriggio e la notte, per far fronte al carovita delle città moderne e permettersi degl’abiti firmati per le occasioni mondane a cui non può, con rammarico, permettersi di mancare.
Mirco non adora, infatti, la vita mondana. Cocktail, afterward, e gala non fanno parte del suo mondo, e vengono vissuti come dei piccoli straordinari lavorativi.Appena tornato a casa, indossa degli abiti sportivi e si precipita al parco dove immerso nella natura, corre due volte la settimana per mantenere la perfetta forma fisica.
Pubblicato il 29/08/08 ore 21:00

1 commento:

Anonimo ha detto...

lotola